I scondures della mont dei preves

I scondures della mont dei preves
Autore / Produttore: Rita Bressa
Data: 2022
Fonte/Informatore: Paolo Filippin
Data e luogo di raccolta dell'informazione: 15.3.1990

Una volta, quando gli uomini andavano nel bosco a tagliare gli alberi in Val Cimoliana avevano l’abitudine di fermarsi per tutta la settimana e, per questo, costruivano il Cason. Nel fine settimana, invece, rimaneva uno di guardia in modo che non potessero rubare gli attrezzi, gli altri tornavano a casa per andare a Messa e vedere la loro famiglia. Nel cason della Cima Preti, una sera di sabato, era di guardia Toni de Spirigione quando, a mezzanotte, sente scricchiolare la porta e, dopo un po’, vede entrare dodici uomini vestiti di bianco; Gli uomini si mettono intorno al focolare, attizzano il fuoco e poi buttano nella pentola il contenuto di un sacco. Mangiano, parlano tutta la notte e, poi, all’alba se ne vanno; Non si sono accorti di Toni che è rimasto nel letto fermo e tutto impaurito. La mattina di domenica Toni riprende il sentiero e torna a Cimolais ancora pieno di paura; in piazza trova Svalt che lo rimprovera per aver lasciato senza sorveglianza gli attrezzi; Toni gli racconta quello che gli è successo; “Ma valà” gli dice Svalt “to te sarà sognè." 
Sta nuot dhion io e to vedharà che a no sothet nient; Osvaldo, come promesso si incammina verso il cason per passarvi la notte. Succede, però, anche a lui la stessa cosa. Lunedì mattina scende in paese, i cappelli li sono diventati bianchi e il sangue gli è andato in acqua come a tutti quelli che prendono una grande paura. Toni e Svalt hanno visto gli “Scondures della Mont dei Preves”, anime di quelli che sono morti nelle montagne, senza i sacramenti e costretti a vagare per sempre nei boschi. Chi di voi vagando di notte nei boschi intravede un’ombra bianca sappia che è un scondurè, un’anima in pena, costretta a vagare per sempre, perché non ha trovato la pace eterna. Dica per lui una preghiera.

I scondures della mont dei preves

Una volta, quan che i vuoumes i dieva a taiè le bore in ta la val, noi vegniva fora dute le sere , ma i se fermava duta la stemana in tal "cason". Al cason al vegniva fat do là che al ara besuogn, in tal bosc,  e al serviva par i vuomes e par mete a quart le siege e le manare. Par vardè che no i le robe un vuomen  al restava in tal cason agn i dis de la fiesta, quanche chi altre i tornava vi sciasa par vede la so famea e di a messa. In chela sera, che al'ara de guardia Toni, a metha nuot la porta la se verth e a vegn dentre tal cason dodhes vuomes vestis da bianc che i se met a balè e sciante e i met su una ramina de ega; ta la ramina dapuò un de lour al met dentre un sac de roba e quan che a le cuota i la mangia; Toni sentè su al so paion al vartha pien de poura ce che a sothet, ma lour di dha gnan badho. Quanche al sorei al soris i para via come che i era vegnus. Toni a va de corsa a Thimolei e al prin che al sciata al se so compare Svalt che ai domanda ce mo mei che a no le restè tal bosc; Toni ai conta dut ce che ai a sothedu. "Ma valà" a dis Svalt "to te sarà sognè". Sta nuot dhion io e to vedharà che a no sothet nient; e così Svalt al va a dhormì in tal cason. Ma la sera daspuò a sothet la stessa roba. I torna i dothes vuomes, i scianta i bala e i se fè da mangiè. La bonora quan che a riva i boscadhous par taiè le taie, Svalt al dis che al se sent poc begn e che al va vi sciasa. Daspuò tre dis al mour,  che al sanc ai a dhu in ega (come che ai sothetheva a chi che a ciapava una gran puora). Sval e Toni i aveva vethu i "scondures" della mont dei preves, aneme de chi che a non la vu la grathia de avei la benethion dei mort e che le gira sciamò un cuoi par i boscs. I avon contè sta fandonia ai canais de le scole, parce che i sepa, quan che i va par i boscs, che se i sciata un vesti da bianc a l'è un scondurè. Avon agn fat un teatro e le foto al'è chile qui sot.
(dialetto cimoliano)