Filippo Bier e le pitine | Artigianato in Friuli Venezia Giulia | Turismo FVG
Autore / Produttore: friuliveneziagiulia.turismo
Collocazione: Playlist YouTube: Mani che sanno, mani che fanno
Data: 24 marzo 2011
Fonte/Informatore: Filippo Bier
Data e luogo di raccolta dell'informazione: anni 70/80? Cavasso Nuovo
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Data: 24 marzo 2011
Fonte/Informatore: Filippo Bier
Data e luogo di raccolta dell'informazione: anni 70/80? Cavasso Nuovo
Artigianato in Friuli Venezia Giulia: Arti e mestieri nel territorio dell'Ecomuseo regionale delle Dolomiti Friulane
- Lis Aganis. Filippo Bier e le pitine.
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Filippo Bier, nato a Cavasso Nuovo nel '54, pratica questa professione da sempre, visto che la sua famiglia ha iniziato nel 1875 con il suo bisnonno, che ha ricevuto anche un riconoscimento dalla Camera di Commercio di Udine a prova dell'inizio attività.
E' stato il suo amico e collega Mattia Trivelli, spiega Bier, a portare la pitina sui banchi della macelleria, perché prima era un prodotto che si faceva esclusivamente in casa. Le materie prime erano gli animali che venivano allevati sul posto, quindi in zone di montagna e di miseria: capre, più occasionalmente pecore, o, quando si trovavano, camosci e caprioli.
Filippo Bier ha cominciato a fare questo lavoro nei primi anni '90; racconta che come materia prima utilizza quella del territorio e ci mostra le capre che ha macellato l'altro ieri, provenienti da un allevamento di Pinzano. Alla carne ottenuta, si aggiunge una piccola parte di lardo di maiale o di guancia, poi si insaporisce con sale, pepe, aglio, vino ed erbe di montagna. Dopodiché si formano delle polpettine di carne, si passano nella farina di polenta e si mettono ad affumicare. L'affumicatura può durare dai due ai quattro giorni, a seconda dell'intensità di sapore che si vuole ottenere. Infine, si fanno stagionare.
Le pitine si possono consumare fresche, quindi cotte e tagliate a fettine, scottate nel burro con la polenta, oppure si possono mangiare stagionate, quindi crude come un salame.
“Mani che sanno, mani che fanno” è la mostra riguardante le arti e i mestieri nel territorio dell'Ecomuseo regionale delle Dolomiti Friulane - Lis Aganis.
- Lis Aganis. Filippo Bier e le pitine.
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Filippo Bier, nato a Cavasso Nuovo nel '54, pratica questa professione da sempre, visto che la sua famiglia ha iniziato nel 1875 con il suo bisnonno, che ha ricevuto anche un riconoscimento dalla Camera di Commercio di Udine a prova dell'inizio attività.
E' stato il suo amico e collega Mattia Trivelli, spiega Bier, a portare la pitina sui banchi della macelleria, perché prima era un prodotto che si faceva esclusivamente in casa. Le materie prime erano gli animali che venivano allevati sul posto, quindi in zone di montagna e di miseria: capre, più occasionalmente pecore, o, quando si trovavano, camosci e caprioli.
Filippo Bier ha cominciato a fare questo lavoro nei primi anni '90; racconta che come materia prima utilizza quella del territorio e ci mostra le capre che ha macellato l'altro ieri, provenienti da un allevamento di Pinzano. Alla carne ottenuta, si aggiunge una piccola parte di lardo di maiale o di guancia, poi si insaporisce con sale, pepe, aglio, vino ed erbe di montagna. Dopodiché si formano delle polpettine di carne, si passano nella farina di polenta e si mettono ad affumicare. L'affumicatura può durare dai due ai quattro giorni, a seconda dell'intensità di sapore che si vuole ottenere. Infine, si fanno stagionare.
Le pitine si possono consumare fresche, quindi cotte e tagliate a fettine, scottate nel burro con la polenta, oppure si possono mangiare stagionate, quindi crude come un salame.
“Mani che sanno, mani che fanno” è la mostra riguardante le arti e i mestieri nel territorio dell'Ecomuseo regionale delle Dolomiti Friulane - Lis Aganis.